Il Maestro Sui Yunjiang

“Xiao Sui, anche oggi vai ad allenarti?!”; “Vai a fare lezione agli studenti??” – “Eh si, certo che vado anche oggi, vado tutti giorni!”
Così i coetanei amici da una vita salutano il Maestro Sui quando nel primo pomeriggio, dal suo modesto appartamento di XiZhiMen – Pechino – dopo aver fatto due chiacchiere e riunito i suoi studenti davanti ad un ottimo tè, insieme ad essi si reca nella piccola penisola nel laghetto proprio dietro il Palazzo delle Esposizioni, il nostro campo di allenamento. Ed è proprio lì vicino quando ancora 31enne, già appassionato di wushu, incontra colui che diventerà il suo maestro e che cambierà il corso della sua vita.
La vita del Maestro Sui attraversa tutti i periodi di maggiore trasformazione della Cina, dalla formazione della Repubblica Popolare Cinese, attraverso la Rivoluzione Culturale e le riforme economiche di Deng Xiaoping, fino all’odierna modernizzazione, ed è una vita di dura resistenza culturale. Nasce da una famiglia poverissima nel 1944 nell’Heilongjiang, il 18 novembre (in realtà data di iscrizione all’anagrafe, quella di nascita è incerta), dove la madre avrà raggiunto il primogenito, fratello maggiore del Maestro che all’età di 7 anni era stato costretto a cercare lavoro nel capoluogo Harbin, trovando il favore di un commerciante russo che sosterrà anche i suoi studi.
Da bambino Yunjiang eccelle nella musica e nella ginnastica artistica, ma dovrà abbandonare l’idea di allenarsi seriamente, in quegli anni infatti la Cina attraversa un periodo di grande crisi, e scarseggiano persino alimenti di base come il riso, e così le energie da dedicare all’attività sportiva. Allenerà comunque anche il wushu con diversi maestri, e questa diventerà la sua passione. Nel 1965 serve il paese nell’aeronautica militare, successivamente negli anni della Rivoluzione Culturale comincia a lavorare come elettricista nel Palazzo delle Esposizioni di Pechino. Nel grande spiazzo di fronte al Palazzo Yunjiang vede tutti i giorni un gruppo di appassionati allenare il wushu sotto la guida di un maestro; è il 1974, e conosce così il Maestro di 3ª generazione di baguazhang Li Ziming che lo accetta come studente – inizia così il suo percorso in questo particolare stile di wushu.
Il Maestro Li si accorge subito del carattere onesto e della passione verso il wushu tradizionale del suo nuovo allievo, e decide perciò di presentarlo al suo caro amico Han Qichang, Maestro eccelso di 17ª generazione di meihuazhuang – pugilato dei pali del fiore di prugno, affinchè anche questo stile non vada perduto.
Yunjiang dedica la sua vita alla pratica di questi due stili, il Maestro spesso racconta di quel periodo della sua vita quando, da poco sposato e divenuto papà doveva allenarsi duramente tutti i giorni con due Maestri: la mattina all’alba con il Maestro Li, la sera dopo una lunga giornata di lavoro e di doveri familiari con il Maestro Han: “Capitava spesso che dovessi fare il turno di notte, allora il sabato mattina, quando staccavo dal lavoro, prendevo il bus per andare ad allenare il meihuazhuang fuori Pechino. Mi allenavo tutto il giorno, e la sera tardi mi rimettevo sul bus per tornare a casa, stanco morto. E fortunatamente il bus era così affollato che nonostante non ci fossero posti a sedere si riusciva a dormire, in piedi, senza cadere, sostenuti dagli altri, tanti eravamo.” Il Maestro Li riconoscerà lo sforzo e la dedizione al suo allievo Yunjiang, unico studente al quale dedica e lascia un manoscritto calligrafato intitolato “Fondamenta dell’Arte Marziale del Palmo che Ruota del Bagua”, scrivendo sulla prima pagina: “a Sui Yunjiang, uno dei più notevoli tra i miei studenti di 4ª generazione di baguazhang”.
Nel 1990 il Maestro Sui viene invitato in Unione Sovietica dall’Ufficio Centrale dello Sport e dall’Ufficio dello Sport di Mosca, rimarrà nell’URSS per quattro anni, dove parteciperà a forum e conferenze, terrà lezioni in Università sul wushu e sulla cultura tradizionale cinese, parteciperà a trasmissioni televisive. Rientrato nel 1994 in Cina, vince una medaglia d’oro in una competizione a Dalian, e i suoi studenti otterranno secondi e terzi posti. Negli anni che seguono viene invitato a tenere corsi di arti marziali da diversi istituti della capitale, ma dopo un solo tentativo di un anno preferisce sempre declinare le offerte: “Non c’è modo di insegnare il wushu tradizionale nelle scuole, in maniera accademica. Non si può dire a tutti gli studenti di fare le stesse cose nello stesso tempo, ogni studente è diverso dall’altro; qualcuno imparerà velocemente, ma ad un altro occorrerà più tempo!”
Negli ultimi anni i riconoscimenti non sono mancati, tanti articoli su riviste estere, e anche una serie di video pubblicata in Giappone, ma il Maestro Sui è sempre stato lontano dai riflettori, soprattutto nel proprio paese. In quella che è una seconda e ben più radicale rivoluzione culturale in una Cina che prendendo solo il peggio dei modelli occidentali mercifica e mortifica la cultura tradizionale, Il Maestro Sui è una vera rarità, e continua con passione ad allenarsi e a trasmettere senza moderni adattamenti quello che ha imparato, così come lo ha imparato, a chiunque dimostri vera passione, cinesi e non cinesi indifferentemente, avendo fatto tesoro di un’altra importante lezione del suo Maestro: “Il wushu nasce in Cina, ma non appartiene alla Cina, il wushu è cultura, e come tale è di tutti.”
1 Comment
罗诚
15 Settembre 2014“Il wushu nasce in Cina, ma non appartiene alla Cina, il wushu è cultura, e come tale è di tutti.”
Sacrosanta verità.
..il mio Maestro oltre a dire questa cosa, dice sempre che lo shuai jiao è un tesoro trovato in Cina ma che deve essere condiviso con tutto il mondo, sempre che il mondo abbia passione e voglia vera di condividerlo.