văn võ

“làm nghề văn kiêm nghiệp võ”
“Praticare le arti letterarie, mantenere l’arte marziale”
Il Việt Nam, come ricorda Lady Borton (The Defiant Muse, 2007), vanta una lunga e gloriosa tradizione di generali poeti. L’usanza di combinare in un percorso unitario studio e pratica dell’arte marziale, della filosofia, della poesia e della letteratura (nonche’ della sua espressione calligrafica) e’ talmente radicata nel senso culturale Việt da essere data per scontata. Sin dall’origine della storia Vietnamita, generali e combattenti sono stati ritenuti “grandi” non solo per l’aver dimostrato il proprio valore sul campo, ma anche per aver dato voce, in un linguaggio poetico, a tutto l’insieme dei sentimenti e delle emozioni che il combattimento evocava, come singolo e come guida di un gruppo. Per essere stati capaci di esaltare gli animi dei combattenti prossimi alla battaglia, cosi’ come di esplorare le molteplici sfaccettature del sentire umano. Pochi, pero’, ricordano che la tradizione Vietnamita individua un momento storico preciso come atto fondativo dell’unione di văn (arti letterarie) e võ (arti marziali): il discorso tenuto al proprio esercito da Trưng Trắc prima della battaglia che inauguro’ la ribellione delle due sorelle Trưng.
Nel 40 d.C., due sorelle di 24 e 23 anni, Trưng Trắc (徵側) e Trưng Nhị (徵貳), si misero a capo di un esercito di ottantamila combattenti, composto sia da uomini che da donne e cacciarono le truppe cinesi dal Giao Chỉ (Việtnam del Nord). L’esercito delle due sorelle liberò circa 65 città. Cacciati gli invasori, Trưng Trắc si proclamò regina e governò insieme alla sorella per 3 anni. Fu uno dei più duri colpi inflitti all’armata imperiale cinese. Questa vicenda è narrata sia da fonti Việt ( Đại Việt sử ký toàn thư, 大越史記全書 Annali Completi del Grande Việt, scritto da Ngô Sĩ Liên) sia cinesi (后汉书Hòuhànshū, Libro degli Han posteriori di Fan Ye).
LE DUE SORELLE TRƯNG
Hai Ba Trưng
Quando Tô Định sostitui’ Tich Quang nella carica di governatore di Giao Chỉ , si fece subito conoscere per la sua disonesta’ e avidita’, tanto che di lui si diceva “i suoi occhi si ingrandiscono alla sola vista di denaro”. Sotto la sua amministrazione, la corruzione era divenuta dilagante. Impose poi tasse esorbitanti sul sale e sui prodotti di artigianato, giungendo persino a tassare le persone del luogo che pescavano nei fiumi. Come molti altri governatori Han, opprimeva i Việt e ne disprezzava la cultura. Sia i contadini che le classi piu’ agiate degli Âu Lạc disprezzavano profondamente il governo coloniale.
Il re Hùng Vương proveniva da Mê Linh. Molti anni dopo la sua scomparsa, fu proprio uno dei suoi discendenti a divenire capitano della guardia di questa citta’. Sebbene lavorasse per gli Han, continuava a nutrire un amore profondo per la sua terra e la sua gente, e ne era ricambiato. Anche sua moglie, Man Thiện, che condivideva i suoi sentimenti, si era conquistata la fiducia e l’affetto delle persone. Ebbero due figlie, Trưng Trac e Trưng Nhi. Le due giovani crebbero osservando la crudelta’ e i soprusi degli occupanti nei confronti della popolazione locale: il loro desiderio di rivalsa aumentava giorno dopo giorno. Si esercitavano ogni giorno nelle arti della guerra, delle armi e del combattimento.
Vicino alla citta’ di Mê Linh sorgeva Chu Điện, una vasta provincia, popolosa e ricca. Il comandante della guardia di Chu Điện era un uomo cortese e indomito. Anche suo figlio, Thi Sách, si dedicava appassionatamente alle scienze militari e allo studio delle armi. I suoi duri sforzi per padroneggiare l’arte della guerra erano motivati soprattutto dal desiderio di ribellione contro gli Han.
I due comandanti di Chu Điện e Mê Linh erano cari amici. Nei loro frequenti incontri, discutevano spesso dello stato miserabile in cui versava il popolo dei Việt, a causa della crudelta’ di Tô Định, degli ufficiali Han e dei loro soldati. Iniziarono a preparare piani per combattere gli invasori e giurarono di ricacciarli fuori dalla loro terra. Sebbene ancora giovane, Thi Sách era spesso ammesso ad assistere agli incontri con i comandanti di Mê Linh e delle altre aree confinanti. Sognava di vendicare il suo paese grazie alle sue abilita’ militari. Cosi’ inizio’ a recrutare altri giovani uomini e giovani donne perche’ si unissero alla sua insurrezione.
Durante una delle visite di suo padre al quartier generale del comandante di Mê Linh, Thi Sách incontro’ le sorelle Trưng. In breve tempo divenne amico della maggiore delle due, Trưng Trac. Il loro sentimento si trasformo’ ben presto in amore, che li condusse alle nozze. L’unione di due famiglie dal cosi’ glorioso trascorso militare diede speranza agli oppressi. Lo sfruttamento e l’assimilazione forzata del popolo Việt da parte degli Han erano ormai divenuti insostenibili. Thi Sách e Trưng Trac iniziarono a manifestare pubblicamente il loro dissenso e a opporsi violentemente a queste pratiche. La loro resistenza fece infuriare cosi’ tanto Tô Định da portarlo ad ordinare l’esecuzione di Thi Sách come monito per gli altri ribelli. Ma questo ennesimo atto di crudelta’ provoco’ l’effetto contrario. La popolazione locale, insieme ai comandanti della guardia dichiararono guerra agli Han. Anche i resoconti cinesi testimoniavano che Trưng Trac avesse “un’indole coraggiosa e indomita”. Fu lei a mobilizzare i signori Vietnamiti perche’ si ribellassero contro gli Han. Si narra che per guadagnarsi la fiducia del popolo, le due sorelle Trưng compirono azioni di incredibile eroismo. Giunsero ad uccidere da sole una spaventosa tigre mangia-uomini, usando la sua pelle per scrivere un proclama di guerra, che invitava tutti i Việt ad unirsi a loro nella lotta contro gli Han. Riuscirono cosi’ a reclutare un esercito di ribelli che comprendeva 80,000 persone, di entrambe i sessi. 36 dei generali che guidavano l’esercito erano donne.
Il giorno dello scontro, le due sorelle si presentarono in completa tenuta da combattimento davanti agli eserciti. Trưng Trac non indossava vestiti da lutto. Aveva trasformato la sua tragedia personale in un anelito di vendetta per tutto il popolo.
Prima dello scontro, pianto’ la bandiera al suolo, e proferi’ in versi queste memorabili parole:
Prima di tutto, liberero’ la mia terra.
Secondo, restaurero’ la stirpe degli Hung.
Terzo, vendichero’ la morte di mio marito.
Infine, faccio voto solenne che questi obiettivi saranno raggiunti.
La battaglia fu vinta dall’esercito ribelle. Nei mesi successivi, armate di abilita’ strategica, valore e passione per l’indipendenza, le sorelle Trưng ottennero il controllo di 65 roccaforti, inclusa la cittadella di Luy Lâu, dove sconfissero Tô Định e i suoi soldati. Per due anni riuscirono a tenere gli Han fuori dal Nam Việt, grazie all’aiuto e al sostegno sia della nobilta’ che della popolazione. Le due sorelle regnarono congiuntamente sul territorio pacificato. Ma allo scadere del terzo anno, l’impero passo’ al contrattacco, ammassando ingenti truppe ai confini del regno delle sorelle Trưng. Nonostante l’eroica difesa, la battaglia volse a favore degli occupanti. Ormai allo stremo, piuttosto che arrendersi e cadere in mano ai nemici, le due sorelle, regine, guerriere si gettarono nelle acque del fiume Hát Giang, ove trovarono la morte. Le sorelle Trưng non furono sole in questa scelta, come sole non erano state in vita. Si narra che una loro cara amica, Phùng Thị Chính, una nobildonna della provincia di Son Tay, pur essendo in stato di gravidanza, volle comunque comandare uno dei battaglioni. Condusse le sue truppe contro il leggendario generale cinese Ma Vien (Ma Yuan). Sul fronte di battaglia, diede alla luce suo figlio. Sorreggendo il neonato con un braccio, e brandendo la spada con l’altra mano, riusci’ ad aprirsi un varco tra le fila dei nemici. Ma quando seppe che le sorelle Trưng erano morte, e con loro la liberta’ del regno, scelse di raggiungerle nella morte, assieme a suo figlio.
“Tutti gli eroi uomini chinarono il capo e si sottomisero. Solo le due sorelle si alzarono in piedi con orgoglio, per vendicare la loro terra”
Pur essendo una vicenda realmente accaduta e documentata da fonti storiche sia cinesi che Vietnamite, la ribellione delle sorelle Trưng e’ nei secoli divenuta leggendaria, ammantandosi del fascino del mito. Le due sorelle Trưng si sono lentamente trasformate da personaggi storici in soggetto di poesie, leggende e narrazioni, talvolta contrastanti, in divinita’ a cui si presta culto (numerosi i templi a loro dedicati, come quello di Hai Ba, ad Hanoi, e di Hat Mon, nella provincia di Son Tay). Di fatto, l’attestazione che nel 40 D.C. in Việtnam le donne potessero essere esperte praticanti di arti marziali, imbracciare le armi in una ribellione e addirittura condurla e fondare un regno, sembrerebbe confermare l’ipotesi formulata da molti studiosi circa la presenza di una cultura autoctona matrilineare e matrifocale, o comunque che prevedesse una concezione di genere assai diversa da quella Han. In cio’, la vittoria – anche se temporanea – delle sorelle Trưng ha rappresentato non solo uno scacco, ma la pericolosa affermazione di un “assurdo” per l’etica confuciana, che ha cercato piu’ volte di screditare la figura delle due generalesse-regine. Fonti cinesi riportano, ad esempio, che le due sorelle furono sconfitte perche’ gli eserciti Han mostrarono loro i genitali, o perche’ loro stesse si spogliarono davanti alla fierezza del generale Ma Yuan. La rivolta delle sorelle Trưng non fu un caso isolato nella storia Việt. Circa 200 anni dopo, nel 248, una combattente chiamata Bà Triệu, o Signora Triệu (Triệu Ẩu婆趙) guido’ una rivolta armata contro la dinastia dei Wu Orientali. Sempre il Đại Việt sử ký toàn thư narra che una donna di Cửu Chân, di nome Triệu Ẩu, si mise a capo di un esercito ribelle cavalcando un elefante. Questo elemento, che ritorna anche nella storia delle sorelle Trưng, e’ simbolo in Việtnam di grande forza: solo i combattenti piu’ dotati possono cavalcare elefanti. Questa forza, pero’, non e’ vista in contrasto con la femminilita’, al contrario.
In molti resoconti, Bà Triệu e’ descritta con dei seni esageratamente grandi e lunghi, a tal punto da poterli lanciare dietro le sue spalle. Cio’ che nutre e cio’ che uccide nella tradizione Việtnamita non sono visti come contrastanti. Non solo. Piu’ delle sorelle Trưng, la lotta di Bà Triệu si connota per marcati tratti “femministi”. Si narra che spiegasse in questo modo, nuovamente in versi, le ragioni che l’avevano spinta a combattere: “Ciò che voglio è cavalcare la tempesta, dominare le onde di distruzione, uccidere gli squali del Mare dell’Est, purificare i territori e salvare il popolo dall’annegamento. Mi rifiuto di imitare gli altri, abbassare la testa, umiliarmi e diventare una concubina.”
Le vicende delle Sorelle Trưng e di Bà Triệu vengono progressivamente ad unificare, nella tradizione Vietnamita, concetti ed esperienze da noi considerati come assai distanti tra loro, come la pratica delle arti di combattimento e il loro utilizzo contro l’oppressione politica e militare, la poesia, la lotta di liberazione delle donne contro il patriarcato.
Nonostante il patriarchismo confuciano si radicasse sempre di piu’ nella cultura Việtnamita, il valore simbolico della lotta delle due sorelle e di Bà Triệu rimase invariato, anzi, sotto certi aspetti si accrebbe. Spesso, infatti, nel continuo confronto/scontro con il Celeste Impero, il popolo Vietnamita si autorappresento’ come una forza “âm” (yin), sulla carta piu’ debole e “femminile”, ma proprio per questo in grado di avere la meglio su forze “dương” (yang), come l’impero cinese prima, i colonialisti francesi e gli imperialisti americani poi.
Il Governo della Repubblica Socialista del Việt Nam ha proclamato le sorelle Trưng e Bà Triệu eroine-combattenti nazionali.
(Alessandra Chiricosta)